I was asked to present a talk as part of a day on Autism and spirituality that the Italian Bishops’ Conference organized: the rest of this post is a longer version of my prepared text and will be in Italian.
Sono stato invitato a presentare in una giornata sull’autismo e spiritualità organizzato per il Servizio Nazionale per la Pastorale delle Persone con Disabilità della CEI. Ho preparato una conferenza completa e più lunga per il tempo. Anche, la Sorella Veronica Donatello ha fatto la relazione come alcune domande. Quindi, dopo di questo parafo ho il mio testo più lungo ed alcune parte saranno nella giornata. Inizia alle 10 in Domenica, 2 di aprile. La promozione (lo steso degli immagini in questo), il link al video in YouTube.
Introduzione
Grazie per avermi invitato. Voglio ringraziare la Sorella Veronica Donatello dell’ufficio per la disabilità del CEI che mi ha invitato per dare questa conferenza.
Come ascolterete l’italiano non è la mia madrelingua. Sono canadese, dalla parte di lingua inglese, e vivo negli Stati Uniti. Ho vissuto a Roma solo tre anni, dal duemila dieci al duemila tredici, per studiare teologia. E sono stato ordinato sacerdote a San Giovanni in Laterano alla fine di quel periodo.
Non ho avuto una diagnosi di autismo da bambino come di norma. Nel mio primo anno di sacerdozio sono stato nominato cappellano di una scuola che aveva elementari, medie e superiori. Avrei dovuto restare tre anni, ma dopo di primo anno, il preside della scuola mi ha detto che era meglio non continuare perché non riuscivo a leggere bene le emozioni degli studenti, e lui suggerì che forse avevo l’Asperger. Un anno e mezzo dopo, all’inizio del duemila sedici ho finalmente ricevuto la diagnosi di autismo. La guida ufficiale negli Stati Uniti aveva unito l’Asperger nell’autismo due anni prima. All’inizio ero agitato e pensavo a che cosa potrei essere in grado di fare, ma dopo aver letto molti libri sulla materia mi sono reso conto che la diagnosi era vera e che avevo una missione: quella di aiutare gli altri autistici a venire a Gesù.
Nel duemila e venti, nel confinamento del pandemico, ho scritto un dei primi libri sul tema della preghiera autistica, ed è stato pubblicato nel duemila e ventidue. Sono qui per presentare questo tema. Adesso non c’è una versione in italiano ma qualcuno può chiedere alle edizioni paoline di farlo. Il libro è pubblicato dalla stessa comunità religiosa, ma a Boston, negli Stati Uniti. Il titolo è “God Loves the Autistic Mind: Prayer guide for those on the spectrum and those who love us.” In italiano: “Dio ama la mente autistica: Guida alla preghiera per coloro che sono nello spettro e coloro che ci amano.”
Allo stesso tempo, ho appena finito un dottorato in teologia a distanza presso l’Ateneo Regina Apostolorum a Roma con un professore domenicano negli Stati Uniti. E adesso sono professore aggiunto di teologia al Belmont Abbey College, un’università benedettina negli Stati Uniti.
Spero che gli ascoltatori oggi già sappiano le caratteristiche autistiche, comunque farò alcune note all’inizio, e dopo parlerò di miti della preghiera autistica, preghiera nell’inizio, e crescita nella vita spirituale per gli autistici.
Caratteristiche del autismo
L’autismo è una condizione per tutta la vita senza cura, ma possiamo aiutare gli autistici a vivere la vita in pienezza. Spero che tutti qui già sappiano le definizioni dell’ICD-undici o DSM-cinque. Ma do un po’ dell’ICD perché è l’ufficiale in Italia e dopo le descrizioni degli autistici stessi, dall’esperienza interna dell’autismo.
L’ICD-11 da tre criteri per l’autismo. Primo, “Disavanzi persistenti nell’iniziare e sostenere la comunicazione sociale e le interazioni sociali reciproche che sono al di fuori della gamma prevista di funzionamento tipico data l’età dell’individuo e il livello di sviluppo intellettuale.” Secondo, “Modelli di comportamento, interessi o attività persistenti, limitati, ripetitivi e inflessibili che sono chiaramente atipici o eccessivi per l’età dell’individuo e il contesto socioculturale.” Terzo, queste caratteristiche sono dall’infanzia e causa problemi per la persona nella vita normale. Ci sono altere classificazioni per il linguaggio o ritardo intellettuale sotto la diagnosi di autismo.
Per vedere dall’interno, dall’esperienza autistica mi servo un teso dalla rete di autodifesa autistica (Autistic Self-Advocacy Network, ASAN).
- Noi autistici abbiamo un’elaborazione sensoriale diversa. Le persone senza autismo normalmente hanno multi filtri fra la esperienza sensuale cruda e la mente cosciente, ma noi non abbiamo gli stessi filtri: a volte non abbiamo filtro e a volte abbiamo altri filtri
- Noi autistici pensiamo diversamente. Ci concentriamo maggiormente su ciò che ci interessa al punto da escludere il resto del mondo. O andiamo ai concetti dall’altro lato: la maggioranza dei non-autistici va dalla definizione astratta al concetto e dopo alle cose particolari ma la maggioranza di noi andiamo dalle cose particolari al concetto.
- Noi autistici ci muoviamo diversamente.
- Noi autistici comunichiamo diversamente. Normalmente penso delle parole nelle sue definizioni nei dizionari più che la sua funziona sociale. Oppure posso comprendere l’uso sociale ma è como una lingua seconda per me e mi costa molto impegno, come posso fare questa presentazione più facilmente in inglese che in italiano.
- Noi autistici abbiamo diversi modi di socializzare. Per esempio, quando una persona dice che ha qualche problema la reazione mia naturale è parlare di una situazione simile come un modo di esser compassionevole perché mi piacerebbe che accadesse lo stesso se fossi io a soffrire. Ma mi sono reso conto di recente che questo sembra egocentrico per i non autistici
Miti della preghiera autistica
Andiamo veloce, ma ci sono due miti comuni della preghiera autistica.
Primo, alcuni pensano che le persone dovrebbe fare preghiera per esorcizzare l’autismo. Nell’inglese per lo meno, se una cerca in YouTube per autismo e preghiera, molti dei resultati sono preghiere per eliminare l’autismo. Le idee sono diverse: alcuni pensano che venga dai demoni e altre pensano che l’orazione debba eliminare la malattia. La maggioranza di queste persone non sono cattolici, ma c’è un prete dall’India che promuove questo nella Chiesa. Questo non è l’atteggiamento cattolico. Abbiamo Giovanni nove, tre sull’uomo nato cieco che le disabilità sono per glorificare Dio, non come un castigo per il peccato. Per l’autismo abbiamo anche i sondaggi che dicono che la maggioranza di noi non vogliamo una cura per eliminare l’autismo. Vogliamo aiuto per viver con l’autismo ma non per eliminarlo.
Secondo, noi autistici possiamo pregare quando alcuni pensano che non sia possibile. Io sono stato diagnosticato con l’autismo quanto già ero prete e avevo più di trent’anni. Dopo della diagnosi, ho cercato per risorse o scritti sull’orazione autistica e la maggioranza erano “come pregare PER il tuo bambino autistico,” e non “CON il tuo bambino autistico.” Allo stesso tempo, alcuni pensano che non sia possibile per noi pregare perché non potevano vedere la preghiera o per le sue idee delle conseguenze dei problemi della teoria della mente. (Sul lato, teoria della mente riferisce alla capacità di sapere lo stato mentale degli altri e in realità è più una difficoltà fra autistici e non-autistici: noi possiamo che pensano gli alteri autistici come i non-autistici possono essere fra loro, soltanto siamo una minoranza). Il Catechismo ci dice che tutti gli uomini possiamo pregare, nel numero duemila cinquecento sessantasette: “Il Dio vivo e vero chiama incessantemente ogni persona al misterioso incontro della preghiera. Questo passo d’amore del Dio fedele viene sempre per primo nella preghiera; il passo dell’uomo è sempre una risposta.”
I primi passi di preghiera autistica
Adesso, faccio alcuni punti della preghiera autistica che sono dall’inizio ma anche esistono delle altre fasi di preghiera. La maggioranza della preghiera è uguale ma parlerò delle differenze.
Primo, ci piace la normalità, non ci piace il cambio ogni giorno. Le orazioni vocali di ogni giorno possono fare un ritmo abituale per comunicare con Dio. Mi piace che nella mia comunità abbiamo le stesse orazioni di mattina ogni giorno. La regolarità della liturgia può aiutarci allo stesso modo.
Anche le preghiere ripetitive possono aiutarci a incontrare Gesù. Le piccole preghiere possono essere un modo di fare lo stimming. Per stimming vuole dire comportamento auto-stimolante o le azioni che ci aiutano a regolare i nostri corpi per mozioni ripetitive. Queste orazioni sarebbero una forma dello stimming vocale. Per questo, possiamo usare alcune orazioni come “Mio Gesù, misericordia,” “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore!” o “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte.” Credo che tutti voi le avete già sentite prima.
Nelle preghiere vocali, il catechismo ci dice nel numero due mila settecento “la cosa più importante è la presenza del cuore a colui al quale parliamo nella preghiera.” Per noi autistici questo è importante se facciamo la preghiera come stimming o per il ritmo di giorno perché possiamo dimenticare il punto principale. Questi punti devono aiutarci a orare, non soppiantare il punto principale dell’incontro con Gesù.
Ho parlato dello stimming vocale nelle preghiere vocali ma anche abbiamo lo stimming degli altri modi nell’orazione. Molti di noi muoviamo le mani o dondoliamo sulla sedia a dondolo nel tempo di orazione vocale o mentale. Pensiamo al Salmo quarantasei, versetto dieci “Fermatevi e riconoscete che io sono Dio.” Quando lo ascoltiamo, pensiamo che non ci si deve muovere in questi modi nella preghiera. Ma questo non è il punto del salmo. Molte persone nella storia della chiesa hanno detto che la quiete nella preghiera è soltanto per la reminiscenza della mente a Dio. Per esempio, il Cardinale Ratzinger in Orationis Formas (ventisei) nel mille novecento ottantanove: “Nella preghiera è tutto l’uomo che deve entrare in relazione con Dio, e dunque anche il suo corpo deve assumere la posizione più adatta per il raccoglimento.” Per noi autistici, il raccoglimento può avvenire più con i movimenti, quindi è il modo della nostra preghiera.
Nella orazione mentale, noi abbiamo gli stessi passi che i non-autistici, ma le parti possono essere diverse. Perché noi pensiamo più ai dettagli e meno alle cose in generale, così i punti dell’orazione mentale possono cambiare. Per esempio, nella meditazione di una scena del vangelo io penso più ai dettagli come la mia visione della croce include le mosche che bevono il sangue di Gesù dalle ferite sulle sue braccia. Per me, questa è un’umiliazione più profondo. Può muovere le montagne per natura ma per l’umiltà non ferma le mosche nelle sue braccia sanguinanti.
Anche nella orazione mentale dobbiamo ricordare che per noi autistici religione, e quindi l’orazione, è più una attività intellettuale e non emozionale com’è per la maggioranza di non-autistici. La struttura, allora, è più intellettuale e non emozionale.
Anche, devo dire qualcosa sul linguaggio. Noi autistici parliamo una versione dell’inglese o dell’italiano un po’ diversa dagli altri. Le espressioni facciali e i significati connotativi sono diversi fra noi sebbene i significati denotativi siano uguali. Il significato denotativo è la definizione nel dizionario, ma il significato connotativo è implicito dal contesto. Spero che io possa dimostralo in Italiano: uno può dire “Sì, vero” per dire “Sì” ma se lo fa con un tono sarcastico, “Sì, vero” significa non soltanto “non” ma “non e non c’è nessuna possibilità di dire sì.” Questo “non” forte è un significato connotativo ovvio ma molte volte nelle relazioni sociali le persone dicono cose come “È stato un piacere conoscerti, forse incontriamoci qualche volta,” per essere cortese ma non vogliono vederti mai più.
Tutto questo per dire che c’è un linguaggio diverso fra noi: un italiano o inglese autistico. Dio non soltanto si fa uomo per noi in generale ma comunica a ognuno nel suo linguaggio. Quindi, Dio comunica agli autistici con un linguaggio autistico come sento la sua voce del cuore in inglese ma la maggior parte di voi lo sente in italiano.
Finalmente nella preghiera inziale, quattro puntini sulla confessione. Primo, noi abbiamo bisogno di clarità per determinare che è un peccato. Multe volte persone ci dicono che abbiamo fatto qualcosa incorretto perché non abbiamo letto le emozioni or la situazione sociale. Questo non è peccato. Per peccare c’è la necessità di scegliere l’azione sbagliato. Se non mi rendo conto che devo fare così per la situazione, non pecco quando non faccio così. Anche quando c’è una tentazione o un pensiero passeggero, non pecco, il peccato viene soltanto quando scelgo a continuare con quello. Secondo, raccomando che un penitente dice a prete che sono autistico affinché il prete possa fare le variazioni che sape. Terzo, due punti sulla posizione fisica nella confessione. Si non si piace il contatto degli occhi, raccomando lo schermo confessionale. Si ha bisogna di fare lo stimming nella confessione, non abbia paura. Finalmente, un punto della comunicazione: gli atti del penitente sono la quasi-materia del sacramento e sono necessario. Uno dei atti è la confessione: normalmente si fa verbalmente ma la chiesa soltanto richiede la comunicazione dei peccati e quindi può farlo per scritto, con le mani or per scegliere fra una lista. Multi autistici possono aver più pace per fare la confessione in questi modi e dobbiamo permetterli.
Le fasi d’orazione per gli autistici
In questa ultima parte parlerò delle fasi della vita spirituale. Spero che abbiano sentito qualcuno parlare delle fasi come purgativa, illuminativa, e unitiva dei maestri spirituali. Le fasi sono uguali per noi autistici ma abbiamo più difficoltà nell’inizio e meno difficoltà nelle fasi successive.
La teoria della mente è un problema iniziale perché lo stesso problema con la maggioranza delle personae umane possiamo anche abbiamo con Dio. Come possiamo sapere come Dio pensa di noi? C’è un punto che chiamo “la teoria della mente divina.”
La orazione iniziale è dire un Padre Nostro o un Ave Maria, ma il passo dopo è la comunicazione con Dio e non soltanto dire le preghiere. In questo passo incontriamo la teoria della mente divina: noi autistici abbiamo bisogna di più forza all’inizio per superare questo ostacolo per sapere che cosa Dio pensa su noi.
Allo stesso tempo, noi abbiamo la tendenza di pensare di Dio, di Gesù, come un principio della moralità e non come persona o come l’amore fatto uomo. Temple Grandin, una degli autistici più famosi e professore di scienza animale in Colorado, ha detto che la sua visione di Dio è soltanto un principio della moralità e non una persona.
Allo stesso tempo, dobbiamo ricordarci che siamo uniti a Dio per le virtù teologali sin dal battesimo, è una relazione intima come Sant’Agostino dice nella sua preghiera nel terzo libro delle Confessioni: “Eri all’interno di me più del mio intimo e più in alto della mia parte più alta.”
Finalmente, nelle fasi iniziali noi abbiamo molte domande e non siamo soddisfatti con le risposte semplici. Se domandiamo, “Perché dobbiamo andare alla messa ogni domenica?” un genitore che ci dice perché è la tradizione familiare o perché la chiesa ci chieda, non basta: abbiamo altre domande. Le persone non-autistiche possono avere altre domande, ma in generale, sono soddisfatti con meno profondità nelle domande e nelle risposte, e noi chiediamo più dettagli.
Ma dopo tutte le difficoltà nell’inizio quando cresciamo, noi autistici possiamo andare velocissimi. Dopo un punto della orazione le parole non funzionano più. L’unione con Dio è più profonda che le parole possano descrivere. In questa fase dell’orazione la teoria della mente è un ostacolo per i non-autistici perché tentano di filtrare la comunicazione e la comunione con Dio per questo filtro e gli altri filtri mentali fra la mente cosciente e il mondo esterno. Noi con meno filtri possiamo andare aldilà nell’orazione senza filtri. Dopo gli ostacoli inziali, noi autistici abbiamo un modo di fare preghiera nel tardo veloce perché possiamo comunicare più direttamente a Dio senza filtri.
Per concludere questo punto sullo sviluppo spirituale degli autistici, c’è un punto che dobbiamo pensare nel ministero agli autistici. Gli autistici sono atei in numero più grande rispetto alla popolazione in generale. Ma credo che noi andiamo ai due lati opposti: O Dio esiste, e dovrei adorarlo, almeno ogni domenica posso farcela; oppure non esiste, nel qual caso non ha senso che vada una volta all’anno a Natale o dire che sono cattolico se non vado nessuna volta a messa. Negli Stati Uniti, Canada e Italia ci sono molti che dicono che sono cattolici ma non cercano di andare a messa ogni domenica come la chiesa ci chiede. Gli autistici evitiamo la mezza strada dove uno è cattolico ma non va. Ho una grande difficoltà a giustificare come queste persone vivono: Dio esiste o no? Hanno pensato delle cose importanti o soltanto andavano per la vita senza pensare. Credo che se possiamo educare gli autistici giovani nella preghiera, possiamo aiutare molti a rimanere cattolici.
Conclusione sull’autismo e spiritualità
Spero che questa conferenza sia l’inizio di molte missioni per aiutare gli autistici a vivere la fede Cattolica in Italia. Le differenze nella preghiera autistica corrispondono alle differenze del cervello che noi abbiamo. Possiamo pregare e non abbiamo bisogno dell’orazioni contra l’autismo. Facciamo lo stimming con preghiere brevi o con il corpo. Passiamo dagli stessi passi di preghiera o della vita spirituale ma ci sono alcune differenze: comunichiamo con Dio nel nostro linguaggio un po’ diverso, abbiamo più difficoltà all’inizio come la teoria della mente divina e che Dio non è soltanto un principio della moralità, e finalmente, possiamo andare più veloce nei passi successivi della preghiera.
Dio chiama ognuno all’orazione, e l’autismo non fa niente per negarlo. Gesù ci ama come siamo autistici, e sta qui per noi in ogni momento. Grazie.
Grazie anche a P. Alberto Carrara, LC PhD MD chi ha revisato il mio italiano un po’.
Edito: ho fatto un’intrevista co l’AgenSIR della CEI sull’autsimo e questa giornata.